5. Comunicazione

ABSTRACT

Dare un’anima alla Comunicazione e al Digitale

Gli indicatori più aggiornati sulla “potenza di fuoco” dei media, soprattutto digitali e social, disegnano una tendenza nei comportamenti comunicativi orientata più al contenimento che all’espansionismo. E’ una bella novità, se le rilevazioni non saranno contraddette in autunno, ma quale che sia lo standard a venire (non è infatti impossibile che si possa registrare un rimbalzo, che nulla toglierebbe ai trend del primo trimestre) saremmo di fronte alla presa d’atto che siamo vicini alla normalizzazione dei dati sulla comunicazione.

Tutto questo nulla toglie però al riconoscimento che i giovani, accanto a larghi contingenti di adulti, risultano in uno stato di forte esposizione e forse addirittura saturazione rispetto alla pressione dei media e dei social.

Nasce così l’obiettivo di una riflessione che torni a mettere al centro la questione dei contenuti, ivi inclusi la questione della loro autonomia culturale. Si pone l’esigenza di dare un’anima alla comunicazione, che significa anzitutto interrogarci su come misurare l’impatto delle tecnologie sulla mente e sulla vita. Gli indicatori parlano chiaro: 5 o 6 ore al giorno sono destinate al menu mediale, senza contare il tempo dedicato a telefoni e smartphone.

Finalmente si apre una più completa disputa sulla qualità e sui contenuti. Nel contesto di un sistema mediale che sembra un talk permanente, esasperato da un tempo di crisi di pensiero, si profila l’ipotesi che il contatto con i media rappresenti l’alimento di un vero e proprio “senso comune”. Ma c’è di più: si intravvede una confisca da parte dei media dello spazio dell’autonomia giovanile, al punto che nessuno parla più di tempo libero.

Qui la nostra riflessione incontra un filone abbastanza consistente della letteratura scientifica che si interroga sul sovranismo digitale, volto a scorgere nuove gerarchie di temi, valori e parole messe in scena, riconoscendo così nella comunicazione contemporanea un formidabile attore di influenza sulle mentalità e sugli stati di coscienza. Nei testi incontriamo sempre più spesso un riferimento alla conquista delle menti, che sembra rinviare all’epoca in cui la letteratura mediale (di importazione americana), faceva largo riferimento a concetti come quello di “media potenti”.

E’ ora che anche il Forum del Gran Sasso affronti una tematica di questo genere, coerente del resto con i dibattiti condotti negli anni precedenti e in particolare nell’ultimo, da cui traiamo un brillante stimolo scientifico di Federico Boni dell’Università di Milano, qui riproposto per sottolineare un comune riconoscimento di nodi culturali aperti e meritevoli di un supplemento di attenzione.

“In questa tempesta – in questo naufragio – gli spettatori si sono trovati a essere non solo pubblici ma anche protagonisti, protagonisti di una vicenda il cui senso – sia come direzione narrativa che come significato – è di difficile attribuzione e sempre elusivo. Ma se «il viaggio è esso stesso narrazione», come sostengono Salzano e Scognamiglio (2020, p. 13), allora possiamo sperare che il naufragio ci abbia fatto capire che forse è il caso di seguire altre rotte, «una nuova narrazione che ci porti a comprendere che il post Covid-19 dovrà fondarsi su una maggiore consapevolezza di quanto la velocità a cui siamo abituati a viaggiare ci stia facendo perdere di vista la natura del viaggio stesso».

 

Give a soul to Communication and Digital

The most up-to-date indicators on the “firepower” of the media, especially digital and social media, outline a trend in communication behavior oriented more towards containment than expansionism. It is good news, if the findings are not contradicted in the autumn, but whatever the standard to come (it is not impossible that a rebound could be recorded, which would take nothing away from the trends of the first quarter) we would be faced with the capture of we know that we are close to normalizing communication data.

However, all this does not take away from the recognition that young people, alongside large contingents of adults, are in a state of strong exposure and perhaps even saturation with respect to the pressure of the media and social networks.

Thus was born the objective of a reflection that returns to putting the question of contents at the center, including the question of their cultural autonomy. There is a need to give a soul to communication, which first of all means asking ourselves how to measure the impact of technologies on the mind and life. The indicators speak clearly: 5 or 6 hours a day are dedicated to the media menu, not counting the time dedicated to phones and smartphones.

Finally, a more complete dispute about quality and content is opened. In the context of a media system that seems like a permanent talk, exasperated by a time of crisis of thought, the hypothesis emerges that contact with the media represents the nourishment of a real “common sense”. But there’s more: we can glimpse a confiscation by the media of the space of youth autonomy, to the point that no one talks about free time anymore.

Here our reflection meets a fairly consistent strand of scientific literature that questions itself on digital sovereignism, aimed at seeing new hierarchies of themes, values and words staged, thus recognizing contemporary communication as a formidable actor of influence on mentalities and states of consciousness. In the texts we increasingly encounter a reference to the conquest of minds, which seems to hark back to the era in which media literature (American imports) made extensive reference to concepts such as that of “powerful media”.

It is time that the Gran Sasso Forum also addressed a topic of this kind, consistent with the debates conducted in previous years and in particular in the last one, from which we draw a brilliant scientific stimulus from Federico Boni of the University of Milan, re-proposed here to underline a common recognition of cultural nodes that are open and worthy of additional attention.

“In this storm – in this shipwreck – the spectators found themselves not only public but also protagonists, protagonists of a story whose meaning – both in terms of narrative direction and meaning – is difficult to attribute and always elusive. But if “the journey is itself a narrative”, as Salzano and Scognamiglio (2020, p. 13) argue, then we can hope that the shipwreck has made us understand that perhaps it is time to follow other routes, “a new narrative that lead us to understand that post Covid-19 will have to be based on a greater awareness of how the speed at which we are used to traveling is making us lose sight of the nature of the journey itself”.

PROGRAMMA / PROGRAMME

Saluti iniziali:
Fabrizio Fornari, Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara, Stefano Pallotta, Presidente Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo

Apertura:
Mario Morcellini, Sapienza Università di Roma
Dare un’anima alla comunicazione e al digitale / Give a soul to communication and digital

Interventi:
Paolo De Nardis, Sapienza Università di Roma
Nuova comunicazione e partecipazione istituzionale / New communication and institutional participation

Federico Boni, Università degli Studi di Milano Statale
Rappresentare la presenza. Il teatro come riflessione su relazione e connessione / Representing presence. Theatre as a reflection on relationship and connection

Carlo Grassi, Università Iuav di Venezia
Il futuro del lavoro tra la ‘Wrong AI’ che elimina posti di lavoro e la “Right AI” che aumenta la produttività / The future of work between “Wrong AI” which eliminates jobs and “Right AI” which increases productivity

Andrea Lombardinilo, Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara
Il racconto mediale dell’Università, tra occupazioni e nuove censure / The media narration on University, between occupations and new censorships

Angela Tumini, University of South Carolina
Cesare Pavese: fluidità narrativa tra linguaggio sociologico e linguaggio metaforico / Cesare Pavese: fluid narrative between sociological and metaphorical language

Urszula Soler, Università Cattolica Giovanni Paolo II di Lublino
La disarmante disinformazione – comunicazione senza anima / Disarming disinformation – communication without a soul

Edvige Danna, Università degli Studi Niccolo’ Cusano
Il dibattito politico-mediatico e l’influenza sulla mala-percezione / The political-media debate and the influence on mala-perception

Nicola Strizzolo, Università degli Studi di Teramo, Eleonora Sparano, Università degli Studi Niccolo’ Cusano, Vito Saracino, Università degli Studi di Foggia
La voce di chi dà voce. interviste ai responsabili di testate cattoliche / The voice of those who give voice. interviews with the heads of catholic newspapers

Ida Cortoni, Sapienza Università di Roma
La cultura digitale dei lecturers dei TVET college sudafricani / The digital culture of lecturers at south african TVET colleges

Stefania Fragapane, Università Mercatorum
Il tempo libero nell’epoca del digitale / Free time in the digital age

Francesca Rosati, Francesca Vaccarelli, Università degli Studi di Teramo
Le parole dell’Antropocene / The words of the Anthropocene epoch